Luca Barbareschi? Un po’ come Brontolo - L'Espresso

2022-09-10 12:48:13 By : Mr. Long Gao

Il piccolo Sgarbi della provocazione ad hoc è tornato in tv con “In barba a tutto”. Perché quel che conta è la provocazione a prescindere. Anche se a volte la diretta gioca piccoli scherzi

Brontolo, il più indisponente tra i sette nani di Biancaneve, ha le braccia conserte e il muso lungo. È contrario a prescindere, ha sempre da ridire e il suo risentimento verso il mondo è talmente congenito da diventare uno stereotipo. Alla fine però basta un bacino sulla fronte della principessa per arrossire e andare in confusione. Un po’ come accade a Luca Barbareschi nel suo nuovo programma.

Attore di stirpe, produttore, direttore artistico, conduttore ed ex politico irruento, nella sua proficua carriera ha spesso usato il vezzo gigione dell’attacco come difesa, condito con generose spruzzate di vittimismo e costellato da esternazioni dove il dito puntato su chicchessia aveva la metodicità del piccone nella miniera di diamanti. Insomma una sorta di piccolo Sgarbi, dalla provocazione ad hoc che si sa, fa tanto colore. Dopo qualche anno di assenza dalla tv ha pensato che il pubblico avesse di nuovo bisogno di lui e si è buttato nella prova in diretta del suo “In barba a tutto”, in onda su una Rai Tre in cerca casuale di nuovi esperimenti.

Ma nel giro di una manciata di minuti Luca Giorgio Barbareschi da Montevideo si è sciolto dall’emozione, e con la fronte sudata ha lasciato del polemico brontolone solo tracce annacquate. In una corsa col fiatone, mentre ridacchia dicendo parole come “trojan”, “cesso” o “culo”, il nostro mette insieme interviste, monologhi, temi caldi e soprattuto elogio del suo stesso ego.

Al suono di “Mio figlio, il mio cane, mia moglie, la mia chitarra” e soprattutto io, io e io, Barbareschi con il suo maglioncino quasi ceruleo, che se fosse infeltrito a sufficienza meriterebbe lo sguardo sprezzante di Miranda Priestly, ci prova a proporsi come il novello fustigatore contro il politically correct, ma con un’ostinazione tale che con un doppio avvitamento si ingabbia da solo e gli argomenti proibiti, che vuole affrontare a viso aperto, si congelano in uno stereotipo mogio mogio. E incalza agitato, e spinge e pungola i suoi invitati di vario genere, dall’ex pm Palamara a Morgan, da Katia Ricciarelli a Paolo Rossi, per trascinarli sul tema della Libertà (oggi di espressione, dopo le passate esperienze con il “Popolo delle” di Berlusconi e col “Futuro e” di Gianfranco Fini), ma pochi riescono a seguirlo, nessuno ci casca e la palla vola in alto ben sopra la traversa.

Così senza gol di rilievo, tra le «scoregge delle aringhe» e «Fabrizio Corona vittima del sistema» si arriva alla fine, Barbareschi saluta sorridente con la sua bella faccia, aspetta che si spengano le luci e finalmente a suo agio può rimettere su il broncio.

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